Henriette Lannes, nata in una famiglia protestante nella regione di Pau il 12 novembre

1899, deceduta il 28 maggio 1980, cresce in un ambiente modesto, con un padre carpentiere, una madre e due zie animate da un forte senso religioso. Fin dall’età di undici anni la giovane Henriette faceva delle domande al suo pastore su ciò che sentiva al tempio di Puyoô e su ciò che vedeva intorno a sé. Nella maggior parte dei casi le risposte che riceveva non la rassicuravano appieno. Molto presto ebbe l’impressione che il mondo degli adulti non sapesse né potesse rispondere in maniera soddisfacente ai suoi interrogativi di bambina. A circa quarant’anni, grazie a Henri Tracol e a Philippe Lavastine, ebbe la possibilità di incontrare a Parigi Madame Jeanne de Salzmann, allieva, le avevano detto, di G.I. Gurdjieff. Si recò al colloquio un po’ scettica, poiché sovente gli scambi con degli intellettuali, anch’essi alla ricerca d’una migliore comprensione della condizione umana, l’avevano delusa. Ella uscì da quel primo incontro con un sentimento strano, insolito, quello d’essere stata ascoltata e compresa. Mai sino allora aveva ricevuto una simile impressione. Incuriosita, sentì il bisogno di ritornare da Madame de Salzmann, di farla partecipe delle domande che portava in sé dall’infanzia, e alle quali s’erano aggiunte quelle legate alla sua

esperienza di donna adulta. Qualche mese dopo, con altri allievi, Madame de Salzmann la condusse da G.I. Gurdjieff che, in seguito, accettò di incontrare il primo gruppo francese tutte le settimane, fra il 1941 e il 1949. Egli si assunse il compito d’aiutare ogni uomo sinceramente desideroso di seguire

il suo Insegnamento, ad aprirsi sulla vera conoscenza di se stesso e a meglio comprendere il suo ruolo, il suo posto quaggiù. Dopo la morte del suo maestro, il Signor Gurdjieff, Henriette Lannes si mantenne in stretta relazione con Madame de Salzmann. Ella ha contribuito ad approfondire le domande che si pongono all’uomo moderno e a trasmettere ciò che per lei era diventato un’evidenza: “L’uomo non è ciò che potrebbe essere”.